XVII per Annum – 30 luglio 2023
Prima lettura – 1 Re 3,5.7–12: Hai domandato per te la sapienza. Dal Salmo 118: Quanto amo la tua legge, Signore! Seconda lettura – Rm 8,28–30: Ci ha predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo. Vangelo – Mt 13,44–52: Vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Si conclude oggi il discorso in parabole di Gesù iniziato due domeniche fa. A «ospitare» questo simpatico discorso di Gesù è, ormai lo sappiamo, il capitolo 13 del Vangelo di Matteo. Si tratta di pagine «adatte» a questo tempo di estate e di vacanze, perché non contengono insegnamenti fatti con paroloni difficili o concetti complicati, ma brevi storie che ci aiutano a comprendere, con facilità, idee assai complesse.
«Il Regno dei cieli è simile…» (Mt 13, 44).
Gesù continua il suo discorso e continua a prendere delle immagini della vita quotidiana per «spiegare» come è il Regno di Dio.Le immagini di oggi sono: un tesoro nascosto in un campo, una perla preziosa e una rete gettata in mare che pesca ogni sorta di pesce. Ma andiamo con ordine.
«Il Regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo… a una perla di grande valore » (Cfr. Mt 13, 44-45).
Un uomo, un contadino zappatore, trova un tesoro interrato in un campo (non era raro trovarne a quei tempi, perché data l’insicurezza a causa delle continue guerre, si preferiva salvaguardare i propri beni nascondendoli), ricopre il tutto e compra il campo (La legislazione giudaica prevedeva che possedeva un terreno era anche proprietario di quanto c’era in esso). Un grande commerciante proprietario di navi mercantili (emporos, in greco) collezionista di perle, l’oggetto più prezioso nell’antichità, trova una perla straordinaria, vende tutte quelle che aveva, e la compra. Due uomini diversi, uno non ricco, l’altro molto ricco, ma entrambi vendono tutto quello cha possiedono per potersi impadronire rispettivamente del tesoro e della perla. Entrambi trovano qualcosa dal valore assoluto, di fronte al quale tutto il resto impallidisce. Sono «vittime» di un’attrazione fatale, non stanno più fermi, non si danno pace, si distaccano dalla comoda tranquillità, dal «chi si accontenta, gode» e rischiano il tutto per tutto. L’idea di fondo per entrambi gli uomini è la stessa: la vita è una ricerca, una caccia al tesoro, e Dio solo conosce ciò che può riempire i nostri cuori. Solo Dio sa cosa ci rende profondamente felici, autenticamente felici. E invece, noi, diamo retta ai tanti che ci vogliono vendere le istruzioni per la felicità, diamo retta ai venditori di fumo, diamo retta ai «tuttologi» che ci spiegano che, per essere felici, abbiamo bisogno di una macchina più grande, di un corpo più snello, di uno stipendio milionario. Ma immedesimiamoci nelle storie appena ascoltate. I due uomini trovato il tesoro e la perla corrono a vendere e a svendere tutto quello che hanno. La gente avrà pensato che quei due tizi sono diventati matti: precipitarsi così, vendere tutti i propri averi, rischiare di rovinarsi, per acquistare un campo di erba e ortiche, o una perla che è pur sempre una perla. Che senso ha? Ma i due uomini non danno retta alle parole della gente, ai consigli di chi gli dice di lasciar perdere, continuano a sorridere con la serenità di chi sa il fatto proprio: l’uno sa che in quel campo c’è ben di più di quanto appare, l’altro sa che quella perla non è solo una perla! I due uomini vendono tutto perché hanno scoperto il di più. Vendono tutto, ma per guadagnare il tutto. Lasciano il molto per avere il tutto. Per loro è quasi automatico «sbarazzarsi» di tutto, per loro è normale ritenere che tutto quello che fino a un momento prima era fondamentale, ora diventa spazzatura, «munnizza».E noi cristiani, sappiamo fare scelte tanto radicali? Siamo capaci di sbarazzarci di tutte le inutilità che abbiamo trasformato in cose fondamentali? Purtroppo ho la sensazione che piuttosto che fare scelte radicali e smaltire tutti i nostri rifiuti, preferiamo rimanere dei grandi incompetenti per quanto riguarda il regno di lassù, mentre accumuliamo competenze su competenze, lauree su lauree e specializzazioni su specializzazioni per tutto ciò che riguarda il regno di quaggiù!Se abbiamo incontrato Cristo (e spero che questo sia accaduto…) è normale ritenere che solo lui è fondamentale e che tutto il resto è solo contorno.
Ma continuiamo…
«Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci» (Mt 13,47).
Come accanto al grano cresce la zizzania (cf. Mt 13,24-30), così vengono pescati pesci buoni e pesci cattivi. Nel lago di Galilea si pescava a strascico e quando poi la rete veniva tirata a riva c’erano tutti i tipi di pesce: i pesci buoni, quelli con le lische e le squame venivano raccolti nei canestri, gli altri, i molluschi (I molluschi e i pesci senza squame e lische erano ritenute, nell’ambiente palestinese contemporaneo a Gesù, pesci impuri, quindi incommestibili) e tutti i pesci senza lische e squame (in greco, marci), venivano gettati via. Si procedeva a una raccolta differenziata.
«Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni» (Mt 13,49).
Dovremmo essere in grado di diventare pesci con le lische e le squame, con una colonna vertebrale forte, per non correre il rischio di essere gettati nel fuoco perché pesci incommestibili, marci, in avanzato stato di putrefazione. Oggi più che mai siamo chiamati a riscoprirci cercatori, cercatori del tesoro, cercatori di Dio. Questo il modo migliore di trovare il senso della vita. Non accontentiamoci della bigiotteria: non tutto quello che luccica è oro!
Chiediamo al Signore, come ha fatto Salomone (cfr. I lettura) la saggezza del cuore, chiediamo gli «strumenti» per un corretto rapporto con Dio, chiediamogli ancora una volta di trasformarsi nel nostro tesoro e di renderci capaci di vendere tutto per avere il tutto.