II di Avvento – 5 Dicembre ‘21
Prima lettura – Bar 5,1-9: Dio mostrerà il tuo splendore a ogni creatura. Dal Salmo 125: Grandi cose ha fatto il Signore per noi. Seconda lettura – Fil 1,4-6.8-11: Siate integri e irreprensibili per il giorno di Cristo. Vangelo – Lc 3,1-6: Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!
Come è andata la prima settimana di Avvento? Siamo riusciti a vegliare? A essere vigilanti? Ci siamo stropicciati gli occhi, sciacquati la faccia? Abbiamo tenuto gli occhi aperti e siamo stati attenti alle persone? Oggi si apre una nuova tappa del nostro cammino di Avvento. È il nuovo step, il secondo livello: «Preparate le vie del Signore» (Lc 3,4). È invito alla conversione, a fare spazio a Dio nella vita, nel nostro cuore. È appello a vivere una vita più sobria, più essenziale, stando attenti a difenderci dalla pubblicità che trasforma i nostri sogni in bisogni. « Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’afflizione, rivèstiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre» (Bar 5,1). Dio, per bocca di Baruc infonde speranza, consolazione a Israele. Le condizioni del popolo sono drammatiche. Il popolo è esiliato in Babilonia, è schiavo di Nabucodonosor. È un popolo scoraggiato, sono ormai trascorsi quarant’anni da quando era stato portato via da Gerusalemme in fiamme. «Dove sono finite le promesse di Dio? Anzi, dove è finito Dio?» si chiedono gli israeliti. E Baruc profetizza: «Non cedete alla disperazione! Fate un cammino di conversione. Ritornate a Dio. La svolta non sia solo esteriore, ma anche nell’essere». Il Vangelo ci presenta oggi Giovanni il battezzatore. «Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto» (Lc 3,1-2). Perché l’evangelista Luca perde tempo a descriverci la situazione geo-politica del tempo in cui Giovanni il Battezzatore inizia la sua predicazione? Semplicemente perché ci tiene a dimostrare che non è corso dietro alle favole, ma che il Vangelo si fonda su solide basi. Quando Luca scrive ci sono molte voci che dicono che i fatti a proposito di Gesù siano solo favolette inventate dagli apostoli e siccome l’evangelista non vuole che la storia del Maestro di Nazareth sia liquidata come uno dei tanti miti presenti nella letteratura dell’epoca, in cui si parlava di divinità nate dall’unione tra una vergine e una divinità, cerca di essere dettagliato e preciso dal punto di vista storico. La venuta del Signore è una cosa concreta, una realtà che entra nella storia reale dell’uomo. Giovanni il battezzatore non è per noi un emerito sconosciuto. Il Vangelo ci parla della sua prodigiosa nascita da Elisabetta vecchia e sterile, della grande festa che segue alla sua nascita. Poi cala il silenzio. Oggi lo ritroviamo, cresciuto, nei pressi del fiume Giordano. Siamo tra il 27 e il 28 dopo Cristo È l’ultimo grande profeta, il trait d’union tra Primo e Secondo Testamento. Non è un grillo parlante che dice e poi non vive. È un grande profeta, di quelli che danno fastidio, che scuotono come uno schiaffo in faccia. Ha deciso di dedicare la sua vita a «preparare la strada». Giovanni non è un trascinatore di folle, non vuole fondare partiti o movimenti. Grida «solo» e chiede l’impegno di fronte al Signore. Chiede a chi va’ da lui al Giordano di cambiare il modo di vivere, per far corrispondere al dato esteriore, l’immersione nelle acqua del fiume, al dato interiore, il cambiare tutto ciò che non è secondo Dio. «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!» (Lc 3,4). Giovanni, nel deserto, alza la voce e grida facendo sue le parole di Isaia: «Non cedete alla disperazione! Rifate un cammino di conversione. Ritornate a Dio. Preparate una strada nella sabbia, cioè non omologatevi alle vie facili che il mondo vi propone. Abbassate le colline dell’orgoglio e dell’autosufficienza. Guarite dall’ALTRITE, dalla convinzione che a sbagliare siano solo gli altri e che se sbagliate voi è comunque per colpa altrui». Spesso capita di sentire lamentele su una Chiesa non profetica, dell’assenza di profeti attorno a noi. Dovremmo forse chiederci se non si tratti in realtà una incapacità ad ascoltarli, i profeti che stanno attorno a noi. Forse perché ci scuotono, ci disturbano, ci rompono le scatole, ci chiamano a cambiare vita, ci dicono di convertirci. Ma cosa è la conversione? È girare la nostra attenzione verso il Signore, rifiutando il peccato che invece svia la nostra attenzione dal Signore, facendoci mettere al primo posto altre cose. È scegliere il bene e rinunciare al male. È sempre impresa ardua scegliere tra bene e male e oggi lo è ancora di più… Viviamo nel pluralismo etico, si spaccia per oro colato la «munnizza». «Rubare? Lo fanno tutti… E poi loro si sono mangiati i miliardi!». «Tradire? Può succedere… La carne è debole!». Siamo arrivati a dire che ciò che è male può essere bene e ciò che è bene può essere male. Si vogliono stravolgere il bene e la Verità che è una, sempre e dovunque. Conversione è essere certi che c’è una nuova chance per ognuno, una possibilità per tutti. Avvento è attesa del Signore. È tempo in cui ci è chiesto di accorgerci di Dio, di preparargli la strada, di spalancargli il cuore. «Si, ma quando torna? È da 2000 anni che aspettiamo il ritorno!». Attenti a non scambiare la pazienza di Dio per un ritardo. «Dio è tardariello ma nun è scurdariello» dicono a Napoli. I tempi di Dio non sono i nostri tempi. Dio pazienta perché possiamo convertirci, pazienta perché vuole tutti salvi, interviene con discrezione. Cogliamo quindi la pazienza di Dio come opportunità di conversione, per esperimentare ancora la tenerezza di Dio. Cari amici, la conversione non è evento speciale da riservare a situazioni di difficoltà o a momenti specifici, ma è esigenza continua nella vita del cristiano. E la conversione deve essere decisiva. Non è solo un passare da una vita dissoluta a una vita virtuosa, ma anche dalla visione che di Dio abbiamo, alla visione reale di Dio. Lasciamoci conquistare dal desiderio di Maria per prepararci ad accogliere Gesù.