XXXI per Annum – 30 Ottobre 2022
Prima lettura – Sap 11,22-12,2 – Hai compassione di tutti, perché ami tutte le cose che esistono. Dal Salmo 144: Benedirò il tuo nome per sempre. Seconda lettura – 2 Ts 1,11-2,2 – Sia glorificato il nome di Cristo in voi, e voi in lui. Vangelo – Lc 19,1-10 – Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.
Gesù prosegue il suo viaggio verso Gerusalemme e ormai è vicinissimo alla città. Nel suo viaggio di avvicinamento giunge oggi a Gerico. Gerico è, dicono gli archeologi, il centro abitato più antico del mondo e i primi segni della presenza umana risalgono al 10.000 anni prima di Cristo. Al tempo di Gesù è un importante centro doganale. Non è la prima volta che Gesù si reca a Gerico, ma questa volta è accolto in maniera straordinaria, tanta folla lo attende. Perché questo entusiasmo? Perché mentre stava per entrare in città, alle porte di essa, ha guarito un cieco. In breve tempo la notizia ha fatto il giro del paese (in Boccadirosa De Andrè canta: «Una notizia un po’ originale non ha bisogno di alcun giornale, come una freccia dall’arco scocca, corre veloce di bocca in bocca») e adesso tutti vogliono conoscere il miracle maker, il fattore di miracoli. Tra i tanti curiosi c’è anche un certo Zaccheo. È un uomo parecchio famoso a Gerico e altrettanto ricco, ma, dato il mestiere che fa, non riscuote grandi simpatie. È il capo dei pubblicani. I pubblicani (se vi ricordate, ne abbiamo incontrato uno nel Vangelo della scorsa domenica…) erano esattori delle tasse, erano degli uomini che avevano accettato di lavorare per conto degli invasori romani, e proprio per questo considerati imbroglioni e traditori. I pubblicani vincevano l’appalto per la riscossione dei tributi ai romani e applicavano alle tasse dei «ritocchi» per guadagnare a spese dei propri connazionali. Erano dei ladri, a dire di tutti, perché da che mondo è mondo «cu mania un pinia – chi maneggia denaro, certamente avrà i suoi guadagni». «Zaccheo cercava di vedere chi era Gesù» (Lc 19,3) Zaccheo ha sentito parlare del Maestro di Nazareth. Ne ha sentite tante su di lui. Pare uno in gamba e Zaccheo vuole vederlo, ma senza farsi vedere. In lui c’è una certa inquietudine, una insoddisfazione e magari quel nazareno può tornargli utile. Il denaro non gli ha procurato pienezza di senso. Ma Zaccheo ha un handicap è micros, basso e visto che la folla è veramente tanta, l’unico modo per vedere Gesù è salire da qualche parte. «(Zaccheo) Corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là» (Lc 19,4). Zaccheo non si vergogna di fare un gesto che potrebbe renderlo ridicolo agli occhi dei suoi concittadini. «Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”» (Lc 19,5). Sorpresa delle sorprese mentre Zaccheo cerca di vedere Gesù, scopriamo che è Gesù che cerca di vederlo. L’amore di Dio precede la nostra conversione. Dio non ci ama poiché siamo buoni, ma amandoci ci rende buoni. Immagino quali e quante domande abbiano invaso in pochi secondi la mente di Zaccheo: «Come fa a conoscermi? Chi gli ha detto il mio nome? Chi è quest’uomo? Ma si rende conto che venendo a casa mia rischia di fare una figuraccia colossale, dato che sono odiato dai miei concittadini da 0 a 99 anni?». «Scendi subito» (Lc 19,5). Gesù dice a Zaccheo che è troppo cresciuto, almeno in età, per mettersi a giocare a nascondino. Il Signore, per fortuna, non si lascia impressionare dal nostro passato, poco edificante, ma vede in anticipo, quale meraviglia possiamo diventare. Nei Promessi Sposi, Manzoni fa dire al cardinal Borromeo, rivolto all’Innominato: «Cosa può fare Dio di voi? Meraviglie può fare?» (Alessandro Manzoni, Promessi Sposi). «Oggi devo fermarmi a casa tua» (Lc 19,5). Gesù non ha parole di condanna o di rimprovero per Zaccheo. Non gli dice «Mascalzone che non sei altro, appena scinni ti abballo supra a panza», ma si auto invita a pranzo a casa di Zaccheo. Poverina la moglie di Zaccheo che ha dovuto organizzare un pranzo in quattro e quattr’otto, e senza l’aiuto di «Quattro salti in padella»! «Tutti mormoravano: “È entrato in casa di un peccatore”». (Lc 19,7). Zaccheo sa bene che Gesù riceverà tante critiche per essersi auto invitato in casa di un pubblico peccatore come lui, ma questa è la prova che Gesù fa sul serio. È proprio questo «rimetterci» per lui, che converte Zaccheo. Ma il «colpo di grazia» per Zaccheo è incontrare un uomo, un Dio, che non fa prediche, che non condanna, ma uno che si fa amico. «Tutti mormoravano». (Lc 19,7). Mi diverte vedere come la stessa gente che acclamava, che applaudiva, che faceva ressa per ascoltarlo o solo guardarlo, ha già cambiato atteggiamento e ora lo critica a tutto spiano, lo disapprova. Non ci stupisca il repentino cambio di umore della folla, anche noi, finiamo spesso per brontolare, per criticare, per mormorare nei confronti di un Dio che, a nostro «modesto» avviso, non sa proprio fare il suo mestiere. Gli abitanti di Gerico sono stupefatti: «Come può colui che si pensi possa essere l’inviato di Dio, profanare la santità del Signore entrando in casa di un peccatore?». «Zaccheo, alzatosi, disse: “Io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”» (Lc 19,8). Zaccheo fa un proclama che lo porterà alla rovina, al fallimento, ma che importa? Adesso è salvo! «Ci sono cose che nella vita non puoi comprare… Per tutto il resto c’è Mastercard!». «Oggi per questa casa è venuta la salvezza» (Lc 19,9). Gesù, lo abbiamo detto, sa vedere un uomo, dove gli altri vedono un peccatore. Il Signore è uno che si è inventato il riciclo già da diversi millenni… Da un uomo da buttare, da un peccatore, riesce a tirar fuori un uomo salvato. Sembra lo spot del Consorzio CoRePla: «La plastica? Troppo preziosa per diventare un rifiuto!». Gesù sembra dire: «Un peccatore? Un uomo troppo prezioso per finire perso per sempre!». E noi? Abbiamo il desiderio di vedere Gesù? Sappiamo essere come Zaccheo, determinati contro tutto e tutti, pur di vedere Gesù? Sappiamo trovare il nostro sicomoro? Ma soprattutto, sappiamo capire, quando è il momento di scendere dal sicomoro, dalle nostre convinzioni, dalle nostre certezze?