Immacolata Concezione della BVM – 8 Dicembre ‘23
Prima lettura – Gen 3,9-15.20: Porrò inimicizia tra la tua stirpe e la stirpe della donna. Dal Salmo 97: Cantate al Signore un canto nuovo perché ha compiuto meraviglie. Seconda lettura – Ef 1, 3-6. 11-12: In Cristo ci ha scelti prima della creazione del mondo. Vangelo – Lc 1,26-38: Ecco, concepirai un figlio e lo darai alla luce.
L’8 dicembre 1854 con la Bolla «Ineffabilis Deus», Pio IX proclamava il dogma dell’Immacolato concepimento di Maria. Il papa ratificava una verità già creduta e professata praticamente da sempre. Pio IX scriveva nella bolla: «Dio ineffabile fin dal principio e prima dei secoli scelse e preordinò al suo Figlio una madre, nella quale si sarebbe incarnato e dalla quale poi, nella felice pienezza dei tempi, sarebbe nato; e, a preferenza di ogni altra creatura, la fece segno a tanto amore da compiacersi in lei sola con una singolarissima benevolenza. Per questo mirabilmente la ricolmò, più di tutti gli angeli e di tutti i santi, dell’abbondanza di tutti i doni celesti, presi dal tesoro della sua divinità. Così ella, sempre assolutamente libera da ogni macchia di peccato, tutta bella e perfetta, possiede una tale pienezza di innocenza e di santità, di cui, dopo Dio, non se ne può concepire una maggiore, e di cui, all’infuori di Dio, nessuna mente può riuscire a comprendere la profondità». Il papa dice quindi che Dio «scelse e preordinò al suo Figlio una madre» e la rese «libera da ogni macchia di peccato». Per dirla in termini terra terra, Maria nasce con l’antivirus installato: in lei non c’è il virus del peccato originale. Nella festa di oggi ricordiamo il giorno in cui Maria, per particolare privilegio, fu concepita, dai suoi genitori (la tradizione apocrifa ce li presenta come Gioacchino e Anna), senza peccato originale. Dio ha posato su Maria il suo sguardo e l’ha preservata da ogni macchia di peccato. È un caso di salvezza preventiva. Attenzione però, Maria non è una privilegiata, non ha ricevuto sconti, non è una divinità aggiuntiva, non è il lato femminile di Dio, non è un automa, remissiva e non libera. Ma la grandezza di Maria non sta nel privilegio, non solo almeno… Ma sta nella sua fede, nella risposta all’iniziativa di Dio. Dio vuole redimere il mondo e chiede collaborazione a una ragazzina di Nazareth, luogo anonimo, sconosciuto, fuori dalle religiosità ufficiale, lontano da Gerusalemme, alla periferia dell’Impero romano. Dio conta su di lei. Il Dio che può tutto, che propone e non dispone, propone a Maria il suo progetto, lei lo valuti ed eventualmente dia il consenso. Questo significa che nel progetto di Dio, c’è spazio per la libertà, anche per il rifiuto eventualmente. Il sì di Maria non è scontato, potrebbe anche dire no, continuerebbe a vivere nella tranquillità, si costruirebbe la sua famiglia alla «Mulino Bianco»! La festa di oggi è la festa del recupero della speranza, della riformulazione del sogno interrotto dal no di Adamo ed Eva. L’abbiamo ascoltato nella prima lettura, Adamo riceve da Dio tutto il giardino: «Usufruisci di tutto, eccetto dell’albero che c’è nel mezzo del giardino». Adamo non ci sta, non può accettare i limiti. Il dubbio lo afferra: «Dio è cattivo, mi vuole privare della mia libertà! Forse che non sia così buono come voglia farci credere?». Adamo mangia l’immangiabile. Il giocattolo si rompe. Gli effetti del peccato non tardano ad arrivare. L’uomo fugge dinanzi a Dio, adesso ha paura di lui. Ma Dio si pone sulle tracce dell’uomo: è più interessato all’uomo che alla sua trasgressione. Quando Dio trova Adamo, non gli fa lunghi discorsi, ma gli pone solo delle domande. «Dove sei?» (Gn 3,9). Il dove della domanda dice di più del nostro avverbio di luogo. Dio fa questa domanda perché è sorpreso di non trovare Abramo lì dove dovrebbe stare, lì dove se lo aspetterebbe. E come se Dio chiedesse: «Adamo, ma dove sei finito? Dove ti sei cacciato? Come mai sei caduto così in basso?». La stessa domanda Dio la fa a noi ogni qualvolta, a causa del nostro peccato, ci ritroviamo ad essere lì dove lui non si aspetterebbe di trovarci. Chiediamoci: «Dove siamo finiti? Dove ci siamo cacciati?». «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo?» (Gn 3,11). L’uomo ha mancato a un invito di Dio e come risultato scopre la sua nudità, la sua vulnerabilità. «La donna che tu mi hai posto accanto» (Gn 3,12). E dinanzi a Dio l’uomo mostra i sintomi dell’ALTRITE, l’incapacità a riconoscere i proprio errori. Inizia lo scaricabarile con Eva, la quale, a sua volta, accuserà del tutto il serpente. Nonostante la tragedia però, Dio non emette condanne, ma invita Adamo a pensare: «Vedi dove sei finito, guarda dove ti ha condotto il tuo non esserti consegnato al progetto che Dio ha scritto in te»… Ma nonostante la delusione, il Signore lancia una promessa che è speranza certa: «il male non vincerà». Sembra di sentire le parole di che Gennaro dice alla moglie Amalia in «Napoli milionaria» di Eduardo de Filippo: «Ha da passà a nuttata!». E la notte passa… E la promessa di Dio si realizza nel Vangelo che abbiamo ascoltato, dove c’è la controparte di Adamo. Le parole di Dio non «Sono solo parole» come canta Noemi. Maria, una ragazzina con i suoi progetti di vita (essere donna, essere madre), è disposta a ridisegnare tutto per Dio, pur senza garanzie e senza alcun sostegno. Maria è disposta ad «alloggiare» il Signore, a fidarsi di lui, diversamente da quanto ha fatto Adamo, incapace di fidarsi di Dio. Un angelo, Gabriele è mandato a Nazareth, una oscura borgata della Galilea, nella periferia dell’Impero, a chiedere la collaborazione di Maria. «Rallegrati, piena di grazia» (Lc 1,28). Gabriele dice più di un saluto a Maria… Sembra dire: «Sii felice, Maria, Dio ha posto i suoi occhi su di te. Vuoi essere porta d’ingresso di Dio nel mondo? Vuoi essere terra del cielo?». «A queste parole ella fu molto turbata» (Lc 1,29). Maria fatica, arranca: non è cosa di tutti i giorni essere coinvolti nel mistero di Dio! Maria avverte pienamente la sproporzione tra la verità delle parole che le sono state comunicate, rispetto a quanto conosce di se stessa. Il Signore vuole fare una «joint-venture» con Maria, «vuole entrare in società» con lei. «Non temere, Maria! (Lc 1,30), se Dio si nasconde in un embrione, se Dio riparte da zero, se Dio scommette su di te, se Dio entra nell’ordinario della tua quotidianità». «Non temere, Maria! (Lc 1,30), credi nel Dio dell’impossibile! Non mettere ostacoli. Nulla gli è impossibile!». E Maria dice «Sì», accetta di fidarsi di Dio, non ha paura, quella paura che di Dio ha avuto Adamo. Quanto è durato l’incontro tra Gabriele e Maria? Mi piace pensare che per tutta la sua durata, Dio abbia imposto di fare silenzio all’interno del Paradiso: deve ascoltare quel Sì, niente e nessuno deve impedirgli di farlo! Ma il «Sì» di Maria non è cieco, o privo di libertà. Il suo farsi mille domande, il fare delle richieste a Gabriele è segno di una vera umanità e non di mancanza di fede. Maria arriva al suo «Sì» attraversando sentimenti umanissimi che lo rendono un «Sì» cosciente, fermo, vero. Maria dice «Sì» al sogno di Dio, dice «Sì» a un sogno di felicità. E noi, siamo disposti a dire «Sì» a Dio? Ci fidiamo di lui? O gli dettiamo le nostre condizioni? Maria oggi ci sprona a valutare la qualità dei nostri «Sì». Dio ha scommesso tutto sull’uomo, su Adamo, ma ha perso. Adesso ci riprova. Scommette ancora. Posa il suo sguardo su Maria, nel momento del suo concepimento. Posa il suo sguardo su te, su me, su noi: «In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati» (Ef 1,4). Siamo frutto dell’amore di Dio. Il suo cuore ci pensa e veniamo alla luce. Agostino dice: «Tu, chiunque tu sia, sei ‘caro a Dio’, sei uscito dal suo cuore. Prima che dal grembo di tua madre, sei amato da lui come fossi solo, l’unico, l’ultimo». Festeggiare l’Immacolata ci porta a ricordarci che ciò che inquina, sporca l’uomo è il peccato. Il mondo di oggi ha perso il senso del peccato, almeno quello proprio. Viviamo l’anestesia spirituale, siamo sotto narcosi da peccato. Basta guardare gli spot pubblicitari che esaltano il peccato: «Vivi senza regole!», «Peccato non farlo!». Oggi anziché liberarsi dal peccato, ci si concentra sul liberarsi dai sensi di colpa e poi siamo tutti affetti da ALTRITE. Festeggiare l’Immacolata ci ricorda che nonostante il peccato, Dio chi ha salvati, Dio ci ha amati, ci ricorda che siamo chiamati a essere copie conformi all’originale, conformi a Maria, nuova Eva. È vero che Maria ci colpisce e ci affascina, anche perché ne abbiamo fatto un’extraterrestre, una fuori ordinario, con i superpoteri. Ma riscopriamo Maria come esempio di discepolato, come testimonianza che vale la pena essere di Cristo, come segno che Dio, se lo si incontra, cambia la vita, da’ gusto alla vita. Riscopriamo Maria che è stata «solo» capace di accettare il sogno di Dio per lei e per l’umanità. Torni a risplendere in noi il coraggio di scegliere il Signore soltanto e non il Signore soprattutto. Riacquistiamo il coraggio di scegliere Dio nonostante le legittime paure del domani. Viviamo da amati, viviamo da redenti, viviamo salvati, viviamo da cristiani, perché essere di Dio ne vale la pena!