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Ciò che inferno non è

D’Avenia Alessandro, Ciò che inferno non è, Mondadori (collana Scrittori italiani e stranieri) 2014, 317 p., brossura

 Ciò che inferno non è

Federico ha diciassette anni e il cuore pieno di domande alle quali la vita non ha ancora risposto. La scuola è finita, l’estate gli si apre davanti come la sua città abbagliante e misteriosa, Palermo. Mentre si prepara a partire per una vacanza-studio a Oxford, Federico incontra 3P, il prof di religione: lo chiamano così perché il suo nome è Padre Pino Puglisi, e lui non se la prende, sorride. 3P lancia al ragazzo l’invito a dargli una mano con i bambini del suo quartiere, prima della partenza. Quando Federico attraversa il passaggio a livello che separa Brancaccio dal resto della città, ancora non sa che in quel preciso istante comincia la sua nuova vita. La sera torna a casa senza bici, con il labbro spaccato e la sensazione di avere scoperto una realtà totalmente estranea eppure che lo riguarda da vicino. È l’intrico dei vicoli controllati da uomini che portano soprannomi come il Cacciatore, ‘u Turco, Madre Natura, per i quali il solo comandamento da rispettare è quello dettato da Cosa Nostra. Ma sono anche le strade abitate da Francesco, Maria, Dario, Serena, Totò e tanti altri che non rinunciano a sperare in una vita diversa… Una lunga estate quella del 1993 in cui tutto sembra immobile eppure tutto si sta trasformando, e ridà vita a un uomo straordinario, che in queste pagine dialoga insieme a noi con la sua voce pacata e mai arresa, con quel sorriso che non si spense nemmeno di fronte al suo assassino.

 


Donne

Camilleri Andrea, Donne, Editore Rizzoli (collana Scala italiani), 2014, 210 p., rilegato, 17,50.

Donne fiere che non cedono a minacce né a lusinghe, pronte ad affrontare il loro destino. Donne misteriose che compaiono e scompaiono nel volgere di un viaggio in nave. Donne soavi e inebrianti, come la Sicilia. Donne scandalose, perché non hanno paura di prendere ciò che è loro, compresa la libertà. Semplicemente, donne. Sono loro le protagoniste di questo libro, viste da un Andrea Camilleri in carne e ossa, prima di diventare lo scrittore più amato d’Italia. È il ragazzino timido che scopre il piacere di riaccompagnare a casa una compagna di classe, magari tenendola per mano. È il diciassettenne che di fronte al volto intenso e tenero di una diva del cinema scoppia in lacrime e decide di abbandonare la sua terra. È il giovane che in piena notte corre ad Agrigento in bicicletta, sotto il diluvio, per raggiungere una statuaria bellezza tedesca ossessionata dall’igiene. È il marinaio improvvisato che, nell’estate del ’43, durante un bombardamento soccorre una bambina, e grazie al miracolo di un abbraccio riesce a dimenticare orrori e distruzione. Un intimo, giocoso catalogo delle donne che nel corso dei secoli gli uomini hanno di volta in volta amato e odiato. Un viaggio di scoperta della seduzione, del sesso e di quel formidabile, irrisolvibile enigma che è l’universo femminile.


Il telefono senza fili

Malvaldi Marco, Il telefono senza fili, Sellerio Editore Palermo (collana La memoria) 2014, 208 p., brossura, € 13,00.

«”Ora, Ampelio, secondo lei io mi metto a parlare del caso qui, al bar, di fronte a tutto il paese?”. “Come, tutto il paese? Ci siamo solo noi quattro”. “Appunto” confermò la commissaria». Ma in realtà tra la giovane commissaria Alice Martelli e i quattro vecchietti del BarLume s’è creato un feeling operativo. Il pettegolezzo come sistema investigativo trova una riconosciuta efficacia. È successo che Vanessa Benedetti è scomparsa. Venuta da fuori, dalla “lontana” Umbria, gestisce col marito Gianfranco, da cui ha divorziato per motivi fiscali, uno zoppicante agriturismo. Un giorno ordina chili e chili di carne, ma i tedeschi suoi ospiti pranzano regolarmente al «Bocacito», il ristorante di uno dei pensionati. Poi svanisce nel nulla. Questo basta ai vecchietti per saltare al thriller: Vanessa uccisa dal marito che si è liberato del corpo. Tutte farneticazioni di anziani perdigiorno? A moltiplicare le ipotesi infinite che rimbombano nel BarLume, spunta una svolta imprevista. Atlante il Luminoso, un cartomante di successo, che aveva pronunciato da una televisione privata la sua preveggente verità sul caso Vanessa, viene ritrovato cadavere. Assassinio o suicidio? Nonostante la canicola a Pineta, i vecchietti del BarLume, con l’interprete investigativo delle loro maldicenze Massimo il barrista, sono in forma smagliante per dissolvere ogni dubbio, con l’arma della battuta letale e della rissa verbale, nel loro nuovo mistero.


In vacanza con il diavolo. Giro turistico fra i vizi capitali con camera vista inferno…

Goso Diego, In vacanza con il diavolo. Giro turistico fra i vizi capitali con camera vista inferno… , 2014, San Paolo Edizioni, (collana Parole per lo spirito) 128 p., brossura.

In vacanza con il diavolo. Giro turistico fra i vizi capitali con camera vista inferno...

Dall’autore di Quattro chiacchiere con Dio… Questa volta il nostro prete don Diego, va… all’Inferno. O meglio: ci manda un suo alter ego – tal don Marco – che, in apertura del libro, si scopre vittima di uno scherzo diabolico e si risveglia in un luogo sconosciuto dove scopre di aver vinto… una vacanza premio, con Satana stesso a fargli da guida. Ma non è solo: in questo percorso dentro i sette «gironi» dei vizi capitali c’è un compagno d’eccezione, che si lascerà conoscere lentamente, ma che subito indica una certezza: la grazia di Dio non manca mai, anche a chi si trova a camminare sui sentieri del male. Un «male» che richiama per molti versi quello indimenticabile delle «Lettere di Berlicche» e che, attraverso l’ironia dell’autore, svela come i rischi maggiori nella lotta per il bene ce li portiamo dentro ogni giorno, tra golosità, ire, invidie e rischi di confondere il cuore con la lussuria. Un libro a volte esilarante, a volte drammaticamente serio: un’indagine col sorriso (ma non troppo) nel regno del bene e del male.

 


Io sono Dio

Faletti Giorgio, Io sono Dio, 2014, 523 p., brossura, Baldini & Castoldi

 Io sono Dio

Un uomo, sopravvissuto alla guerra del Vietnam, torna a casa con gravissime ustioni sul viso e su tutta la superficie del corpo a causa di un attacco aereo con il napalm. L’attacco, diretto contro i vietcong e ordinato dall’esercito statunitense, è fatale anche a due americani nelle mani del gruppo di resistenza sud-vietnamita. Uno, Wendell Johnson, muore carbonizzato, l’altro, Matt Corey, che resta sfigurato. Dopo il recupero dei corpi, a causa di uno scambio di piastrine, l’esercito USA congeda Matt Corey sotto il nome del commilitone Wendell Johnson. Matt Corey, era stato un operaio edile nella ditta di Ben Shepard, e si era visto costretto a partire volontario per il Vietnam dopo essere stato ingiustamente accusato di un doppio omicidio. Ad incastrarlo, con l’ausilio dello sceriffo e del suo vice, un giudice molto potente, Swanson, la cui figlia, Karen, stava frequentando Matt, ritenuto un poco di buono. Il primo pensiero di Matt Corey, tornato in patria, è quello di vendicarsi prima con lo sceriffo ed il suo vice, poi con il giudice Swanson, uccidendoli tutti. Matt, sotto il falso nome di Wendell Johnson, torna a lavorare nell’edilizia e da qui parte la sua vendetta: in ogni fabbricato Newyorchese in cui lavora piazza delle cariche esplosive unite al napalm e collegando le cariche ad un telecomando a frequenze radio per farle esplodere non appena lui lo avesse voluto. Una malattia lo porterà alla morte: per portare a compimento il suo piano, prima di morire scrive una lettera al figlio in cui gli chiede di portare a termine la sua vendetta dandogli il telecomando e la lista degli edifici pronti ad esplodere. Solo l’investigatrice Vivien Light del 13º distretto di Manhattan, insieme ad un reporter con un passato discutibile, Russell Wade, riusciranno a scoprire la vera identità del reduce del Vietnam, quella di suo figlio, un vero insospettabile, e quindi a fermare quest’onda assassina che ha colpito la città.


Andromeda Heights. Il Regno I

Andromeda Heights

Yoshimoto Banana, Andromeda Heights. Il Regno I, Editore Feltrinelli (collana I narratori), 2014, 100 p., brossura, € 11,00

 

Shizukuishi si ritrova improvvisamente sola, quando la nonna guaritrice decide di lasciare il Giappone. Shizukuishi deve lasciare il rifugio in montagna che condivideva con la nonna e abituarsi alla vita in città: uno spazio nuovo, incomprensibile e persino minaccioso. Porta sempre dentro di sé il ricordo della vita tra le sue amate montagne, in comunione perfetta con piante e animali, ripensa alle notti stellate e al verde brillante, alle mille manifestazioni della natura, agli sguardi delle persone che si avventuravano per quei sentieri impervi serbando nel cuore la speranza di una guarigione. Lontana dal suo ambiente, Shizukuishi cercherà una nuova famiglia, una casa in cui tornare, qualcuno da amare, una dimensione in cui poter essere se stessa. E un giardino pieno di cactus. Una storia di solidarietà e amicizia, di rispetto per la natura e per gli esseri umani. Piccoli gesti, percezioni sottili, silenziosi linguaggi: un romanzo che invita a sospendere per qualche ora l’incredulità e a tornare alla gioia tranquilla delle cose semplici.


Adulterio

Coelho Paulo, Adulterio, Editore Bompiani (collana I libri di Paulo Coelho), 2014, 265 p., rilegato, € 18,00.

Paulo Coelho, Adulterio

Linda ha 31 anni e, agli occhi di tutti, la sua vita è perfetta: vive in Svizzera, uno dei paesi più sicuri del mondo, ha un matrimonio solido e stabile, un marito molto affettuoso, figli dolci e educati, e un lavoro da giornalista di cui non si può lamentare. Ma d’un tratto inizia a mettere in dubbio questa sua quotidianità, la prevedibilità dei suoi giorni. Non riesce più a sopportare lo sforzo che le richiede fingere di essere felice. Tutto questo cambia quando incontra per caso un suo innamorato degli anni dell’adolescenza: Jacob. È diventato un politico di successo e, durante un’intervista, finisce per risvegliare un sentimento che la donna non provava da ormai troppo tempo: la passione. Ora Linda sarà disposta a tutto per conquistare quell’amore impossibile, e dovrà esplorare fino in fondo tutte le emozioni umane per poter poi trovare la redenzione.


La piramide di fango

Andrea Camilleri, La piramide di fango, Sellerio Editore Palermo (collana La memoria), 2014, 261 p., brossura, € 14,00.

La piramide di fango

Montalbano è angosciato. Ha trascorso una notte insonne pensando a Livia sola a Boccadasse e proprio quando il sonno è giunto a donargli un po’ di sollievo, un incubo inquietante lo ha scosso, svegliandolo definitivamente e riportandolo alla triste realtà. È vivo il ricordo della morte di François, il bambino che abbiamo conosciuto nel romanzo Il ladro di merendine e che i due, Livia e Salvo, avrebbero voluto adottare. Livia è ancora molto provata, ha deciso di non lasciare Boccadasse e nelle sue lunghe telefonate con Salvo emerge tutto il dolore e la prostrazione per l’accaduto e il lettore non può fare a meno che provare affetto per lei. Sono giorni duri per il commissario e il cattivo tempo che persiste da molto a Vigàta non allevia di certo il suo stato d’animo: acquazzoni incessanti e tuoni rumorosi non danno alcuna tregua, la pioggia violenta trascina con sé case e terreni restituendo alla fine una coltre di fango. È in una di queste tremende giornate che Montalbano riceve da Fazio una chiamata. Il suo collaboratore lo informa della presenza di un cadavere in un cantiere edile: si tratta di un giovane trentenne, Giugiù Nicotra, freddato da un colpo di pistola alle spalle. L’uomo è mezzo nudo, indossa soltanto una canottiera e degli slip, segno che è stato sorpreso di notte mentre era a letto. Il suo corpo viene ritrovato, riverso, in una condotta edificata per le tubazioni d’acqua, un posto angusto e non semplice da raggiungere. Giugiù Nicotra ha cercato invano una via di salvezza, ma il suo assassino lo ha sorpreso alle spalle e non gli ha lasciato alcuno scampo. Il commissario intuisce subito di trovarsi di fronte ad un caso delicato e complesso, molto più grande di quello che sembra. Un caso che coinvolge l’intero mondo dell’edilizia e degli appalti pubblici. L’indagine parte un po’ a rilento e Montalbano si districa con fatica tra le mille articolazioni del caso: l’omicidio è solo la punta dell’iceberg di una realtà viscida e melmosa che vede collusi imprenditori, appaltatori e funzionari pubblici. Un tassello alla volta, Salvo procede nell’inchiesta e riesce a completare il mosaico. Ogni indizio, ogni personaggio coinvolto conduce inevitabilmente ai cantieri e a una società corrotta, fatta di favori e di legami indissolubili. Sembra proprio che tutto il fango che ha colpito Vigàta si sia accumulato e sia ricaduto anche sui cantieri investendoli. Ora sta al commissario districarsi tra tutta questa melma e ridare dignità a quel corpo, ma una cosa Montalbano non riesce a togliersi dalla testa… che Nicotra, il morto, andando a morire in quella galleria, l’avesse fatto di proposito, nella volontà di comunicare qualche cosa. Ed è proprio la galleria l’inizio e la fine di tutto. Un romanzo che prende spunto da vicende sempre attuali: il connubio tra politica e affari illegali. Ancora una volta Camilleri intreccia finzione e realtà in un libro colmo di colpi di scena e di vicende eterogenee che finiscono inevitabilmente per intersecarsi.


La costola di Adamo

Antonio Manzini, La costola di Adamo, Sellerio Editore Palermo (collana La memoria), 2014, 284 p., brossura, € 14,00

 La costola di Adamo

Rocco Schiavone è nato a Trastevere, da una famiglia di operai, negli anni Sessanta, quando il quartiere era alla ribalta non per il turismo ma per i frequenti omicidi. I suoi amici più cari sono diventati ladri o spacciatori mentre lui, di malavoglia, è entrato in polizia. Negli anni ha avuto una condotta di vita pessima: è diventato un corrotto, un poliziotto disonesto, amante della bella vita e potenzialmente violento. Con la morte della moglie anche il suo rapporto con le donne è degenerato: infedele e maleducato, non si è mai lasciato coinvolgere da alcuna storia e ha sviluppato una visione cinica dell’amore. Le cose vanno peggio quando riduce in fin di vita un ragazzo che aveva violentato una sedicenne. Il giovane però è il figlio di un potente politico che non ci pensa due volte a sbattere in esilio, ad Aosta, il vicequestore. Quello di Schiavone è stato un trasferimento punitivo, la cosa peggiore che gli potesse capitare: da buon romano non concepisce di vivere fuori dalla sua città e nutre un odio profondo per il gelo e la neve che si ostina a combattere con un paio di Clarks ai piedi. Per cercare di alleviare la sua insofferenza, al mattino prima di iniziare a lavorare, si aiuta fumando uno spinello di marijuana, erba che aveva sequestrato a dei ladri e che in parte aveva rivenduto. Rocco è l’antitesi del commissario irreprensibile, però ha talento. Lo ha dimostrato con la sua prima indagine narrata in Pista nera e lo conferma in questa seconda vicenda dove dovrà affrontare lo strano caso di un suicidio: in una gelida mattinata di marzo una donna viene trovata impiccata al lampadario della sua camera da letto, mentre suo marito è fuori, impegnato in una pedalata mattutina. Il resto della casa è in subbuglio forse a causa di un furto. Schiavone non crede nel suicidio e nemmeno nella tesi di una rapina finita male e inizia così un’indagine intuitiva collocando vite e caratteri delle persone all’interno di un puzzle, deciso a dissolvere la nebbia misteriosa creatasi intorno al caso. Il vicequestore segue le tracce del colpevole con intuito sicuro, scrutando prove e perquisendo senza mandati. Ė un uomo pieno di difetti ed eticamente scorretto e nel suo lavoro utilizza per lo più metodi fuorilegge, ma ha una sua morale di fronte alle ingiustizie contro i più deboli e soprattutto ha un ottimo intuito investigativo. Non è un brav’uomo ma non si può non fare il tifo per lui, forse per la sua forte antipatia verso i luoghi comuni che ci circondano o forse perché il lettore non può far altro che empatizzare con il protagonista nonostante i suoi errori.


Segnali di fumo

Andrea Camilleri, Segnali di fumo, UTET, 2014, 146 p., brossura, € 14,00.

 Segnali di fumo

Segnali di fumo è una raccolta di pensieri, 142 pensieri, per la precisione, che spaziano dalla politica alla letteratura, dalle memorie d’infanzia alla cronaca quotidiana. Ma che cosa «segnala» Camilleri? Intanto, molta partecipazione per le nostre vicende politiche: soprattutto indignazione per l’assenza di etica, la corruzione, la volgarità, il populismo becero, gli insulti di troppi «politici senza onore» che hanno prodotto fame, disoccupazione, scontro sociale, impoverimento del Paese. Poi, il gusto mai perduto del racconto disteso, dell’aneddoto divertente e rivelatore. Le letture che durano da una vita (Pirandello, Vittorini, Malraux, Philip Roth, Tabucchi) e che suggeriscono alcune sobrie e per niente retoriche considerazioni sull’arte dello scrivere. Infine, il senso – molto umano, ma mai troppo malinconico – del tempo che passa, dell’età che avanza: «mettiamola così: il tempo è una giostra sempre in funzione. Tu sali su un cavalluccio o un’automobilina, fai un bel po’ di giri, poi, con le buone o con le cattive, ti fanno scendere».